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Il sogno della farfalla

6 dicembre 2008 | IV A linguistico 2008

Dylan Dog, come tanta letteratura, paraletteratura e cinematografia contemporanea, gioca spesso sull’ambiguità tra sogno e realtà, e ne ha fatto anzi un tema ricorrente.

Coincidenza delle coincidenze: mentre noi parlavamo di Chuang-Tzu che sognava d’essere una farfalla, o forse di una farfalla che sognava d’essere Chuang-Tzu…  Dylan Dog ci costruiva sopra un’intera storia (Giovanni Di Gregorio – Giampiero Casertano, Cose dell’altro mondo, "Dylan Dog" 267, dicembre 2008), di cui vi propongo le pp. 34-35.

Il nostro percorso è andato avanti a tentoni, a strappi e con brusche deviazioni, e si conclude forse ex abrupto, forse senza aver toccato i nuclei più importanti della questione "sogno e realtà nel mondo classico". Diciamo che abbiamo almeno "assaggiato" il tema, lasciandone tuttavia ai margini proprio i testi che mi parevano più interessanti: il De divinatione e il Somnium Scipionis.

Dobbiamo fermarci qui? Vi propongo almeno quei brani letti forse solo come divertissement, e tuttavia ricchi di stimoli,  tratti da La forza del sogno. Il sogno nella letteratura di tutti i tempi, a cura di Roger Caillois, Guanda, Parma, 1963: l’apologo di Chuang-Tzu (IV sec. a.C.) e il Sogno infinito di Pao-Yu di Ts’ao Sieue-Ch’in (XVIII sec.).

Il Sogno infinito è un bellissimo esempio di mise en abîme, in cui non è più possibile riconoscere chi sia il Pao-Yu sognante e chi il Pao-Yu sognato, e ci ricorda quanto il tema del sogno sia intrecciato al tema del "doppio" (chi avesse voglia può leggere almeno L’ultima visita del Gentiluomo Malato di Giovanni Papini, Le rovine circolari di Jorge Luis Borges e Lontana di Julio Cortázar, tutti nell’antologia Io e l’altro. Racconti fantastici sul Doppio, a cura di Guido Davico Bonino, Einaudi, Torino, 2004).

L’apologo del filosofo e della farfalla dimostra come le riflessioni della filosofia occidentale abbiano trovato espressione anche “nella inesauribile letteratura cinese, che sembra aver esplorato sistematicamente i problemi posti dal sogno” (Caillois, op. cit., p. XXVIII).

Vi sono infatti affinità con la riflessione da cui prende le mosse Cartesio; e abbiamo notato come, secondo Hegel, già Eraclito avesse riflettuto sul problema, a quanto pare rigettando l’esperienza onirica come estranea all’oggettività del lògos.

Tale tendenza “razionalistica” trova continuatori nel mondo antico, che elabora una “teoria endogena” dei sogni quale troviamo in Aristotele e Ippocrate, come anche nella critica razionalistica espressa da Lucrezio nel De rerum natura e da Cicerone nel De divinatione. Ma è bene notare come questo atteggiamento restasse fortemente minoritario, rispetto alla “teoria esogena” dominante. 

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Commenti

Pingback da Ist. Lussu – A.S. 2008/2009 – Sogni a puntate « Più formaggio, più vermi…
Data: 6 dicembre 2008, 14:15

[…] Intanto, per coloro ai quali fosse sfuggito (tra i “gibboni” della IV AL) e per coloro i quali sono ignari di tutto (i “coccodrilli” della IV BL), sono da segnalare gli ultimi approfondimenti dedicati al tema nel blog di Paolo, Il male minore. […]

Commento da Luca
Data: 6 dicembre 2008, 14:23

Ho fatto un articolo ad hoc nel blog per linkare questa pagina. Grazie dei tanti suggerimenti! Oltretutto, il paziente dello psicanalista somiglia a mio cognato (che è fan di Dylan Dog).

Commento da pm
Data: 7 gennaio 2009, 19:11

Lo so, mi sono divertito ad accostare (anche arbitrariamente) materiali di epoche e culture disparate; ma non per antistoricismo, quanto per suggerire la riflessione sui “rapporti di alterità e di continuità” che spesso non sono esattamente come siamo (stati) abituati a codificarli.
A proposito dell’intrecciarsi (ontologico e gnoseologico, filosofico e letterario) tra tema del “sogno” e tema del “doppio” – ovvero dell'”identità” – mi è sembrato utile rilanciare con suggerimenti novecenteschi.
Trovo che una bella sintesi, tra Pirandello e Freud, sia quella di Miguel de Unamuno:

«Sarò come io credo di essere, o come altri credono che io sia? A questo punto queste righe si trasformano in una confessione di fronte al mio io non conosciuto e inconoscibile per me. A questo punto creo la leggenda nella quale devo seppellirmi».

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