La rota Virgilii
La retorica antica proponeva una distinzione tra tre livelli stilistici: stile umile, medio e sublime (in latino rispettivamente humilis, mediŏcre e gravis stilus).
Lo stile umile (cioè “dimesso, semplice”) è il più basso dei tre livelli stilistici. Sue caratteristiche sono l’adozione di termini ed espressioni del linguaggio comune e lo scarso grado di ornamentazione; esso si propone infatti soltanto di informare (docēre) e di dimostrare (probāre).
Lo stile medio si propone essenzialmente di suscitare piacere (delectāre) ed è perciò gradevolmente ornato, senza però raggiungere il grado di elaborazione artistica propria dello stile sublime.
Lo stile sublime è il più elevato dei tre livelli stilistici. Persegue l’intento di suscitare forti emozioni (movēre) ed è caratterizzato da un alto grado di ornamentazione, cioè dall’abbondanza di figure retoriche.
Questa distinzione, che perdurerà in tutto il Medioevo e oltre, in origine riguardava solo i rapporti tra forma e generi letterari; venne poi messa in rapporto, in base ad affermazioni risalenti alla Poetica di Aristotele, anche con il livello sociale dei personaggi.
Non ci si fermava qui: nella famosa rota Virgilii si può osservare l’esemplificazione di una corrispondenza fra i tre stili, i tipi di personaggi, i nomi propri, gli animali, gli strumenti, la residenza e le piante che a loro si possono più opportunamente attribuire.
La rota ha come punti di riferimento le Bucoliche, le Georgiche e l’Eneide, assunti come modelli dei tre generi in cui si realizzano i tre stili.
Cito da Italica, "il sito dedicato alla lingua e alla cultura italiana di Rai International":
Genera dicendi
Sul modello della successione delle tre opere virgiliane Bucoliche, Georgiche ed Eneide, il medioevo codifica una gerarchia fra i tre generi poetici e i tre stili propri a ciascuno di essi, alle cui regole (tematiche, linguistiche, retoriche…) lo scrittore si deve rigidamente attenere senza contaminarli se vuole produrre un’opera letteraria riconosciuta come tale: essi sono, dal meno prestigioso al più nobile, lo stilus humilis o comico, lo stilus mediocris o elegiaco, lo stilus gravis o tragico. Il sistema dei generi viene fissato e mnemonizzato anche grazie a un particolare sistema grafico, composto di centri concentrici divisi in tre settori, elaborato da Giovanni di Garlandia (inizi sec. XIII) e detto Rota Virgilii, che a ciascuno stile associa la materia e gli elementi appropriati: gli attori dell’opera, i loro propri strumenti, i luoghi in cui si deve situare l’azione, le piante e gli animali che vi devono comparire. In questo modo lo stile umile dovrà trattare di pastori, individuati dal bastone, e la vicenda sarà ambientata sui pascoli, fra il faggio e la pecora; lo stile mediocre riguarderà gli agricoltori, associati all’aratro e al campo arato, fra gli alberi da frutto e il bue; lo stile grave sarà invece esclusivo delle vicende che trattano di guerrieri, caratterizzati dalla spada, legati alla vita nel castello, associati all’alloro o al cedro e al cavallo.
Ed ecco dunque la scheda con la rota Virgilii (che traggo da Cesare Segre, Avviamento all’analisi del testo letterario, Torino, Einaudi, 1985, pp. 310-311).
[Nell’immagine: un ritratto di Virgilio, dal folio 14 recto del Codex Vaticanus Latinus 3867 (il cosiddetto Vergilius Romanus), V sec. d.C.]
Tag:Cesare Segre, Giovanni di Garlandia, retorica, schede, Virgilio
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